venerdì 16 marzo 2012

Hugo Cabret: il Cinema riflette su se stesso,1parte.


Parigi, anni ’30. Un bambino sudicio alla Oliver Twist, con degli inquietanti occhi azzurri che sembrano di vetro, si occupa degli orologi della stazione di Montparnasse. Tra ingranaggi e furtarelli ci viene raccontata la vita di questo orfano, Hugo Cabret, legata in modo non chiaro, che resta tale inspiegabilmente anche alla fine del film (forse nel libro è spiegato meglio), ad un nome “storico” del cinema delle origini: George Meliès. Prestigiatore che scoperto il potere del cinema divenne  attore e regista.  Ai suoi esperimenti dobbiamo lo sviluppo dei primi effetti speciali e, cosa ancora più notevole, la prima concezione del cinema come mezzo per raccontare storie fantastiche, e non solo strumento in grado di riprodurre la realtà. (A costo di diventare noiosa voglio farvi riflettere su quanto quest’individuo con il suo genio e la sua passione sia stato fondamentale per il cinema come lo conosciamo oggi : ha infatti creato il MONTAGGIO!
Vi dico che a mio gusto questo film rientra nella categoria “da vedere” perché offre  un modo meraviglioso di imparare qualcosa sulla nascita del cinema (1895), invenzione che ha davvero plasmato il mondo moderno, e in questo senso intendo che” il cinema riflette su se stesso”, perché questa pellicola è ciò la mia Prof. all’università avrebbe definito “meta cinematografica”, che  in parole meno tecniche “indaga sul mondo stesso del cinema”.
Con questa premessa però devo anche dire che l’opera di Scorsese a livello narrativo fa acqua da tutte le parti! Innanzitutto il pretestuoso collegamento tra il bambino e il regista, in secondo luogo la mancata spiegazione della morte del padre di Hugo, e ancora il fatto che nessuno si accorga che il vero addetto agli orologi della stazione (lo zio ubriacone del protagonista) sia scomparso!No dico, per mesi nessuno era andato  a ritirare lo stipendio e nessuno dice nulla? Questo è surrealismo puro! Che di fatto è la sensazione che pervade un po’ tutto il film: una storia piuttosto nebulosa, con un’ambientazione magica, delle scenette di vita un po’ naif, tipo la guardia innamorata della dolce fioraia, o i ballerini di tango nel bistrò, e il protagonista che sul finale rimane “sospeso”, non del tutto chiarito.
Voto Fianle: 6/7 su 10
Mi chiedo cosa penserebbe George Meliès se sapesse che qualcuno per raccontare la storia della sua vita ha deciso di farlo in 3D! Probabilmente sgomiterebbe per accaparrarsi gli occhialini e mettersi in prima fila!
(Parla una che odia il 3D perché le fa venire il malditesta e che infatti ha visto questo film in 2D, ma che vi consiglia di andare a vederlo con i famosi occhialini perché in questo caso forse forse ne vale la pena!)
Angelica

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