Locale con un solido passato,
attivo da molti anni a Milano, recentemente preso in mano da 3 fratelli, due
che gestiscono la sala e il terzo che regna in cucina. E il “reame” culinario dello chef è un sicuro punto di forza
del posto: piatti antichi, resi attuali e chic con sapienza, senza eccedere in
stravaganza o sapori troppo contrastanti.
La cena comincia con un gradito assaggio proposto dallo
chef, una fresca caprese in bicchiere che prepara la bocca ad altre
squisitezze. È poi la volta di rustici pizzoccheri, presentati nel menù con un
elegante giro di parole, che deliziano il palato e riscaldano il cuore in un
autunnale serata di pioggia. Per
concludere in dolcezza con il caffè arriva un prelibato assortimento di
pasticceria mignon.
Aspetto del locale che lasciamo a voi da giudicare, causa
stagione sbagliata, il giardino interno.
Ancora qualche appunto: le sedie (imbottite) davvero comode,
cosa rara nella glamour ma scomoda Milano. La scelta un po’ forzata di proporre
il menù all’ interno di libri impolverati, visto che non c’è nell’ ambiente un
manifesto amore per la lettura né alcun altro rimando ai libri...
Ultima cosa l’ingresso, che risulta abbastanza invisibile, visto
che l’insegna “ristorante” c’è, ma senza il nome proprio del ristorante e così ben contestualizzata al piazzale di
Porta Genova (su un cancello di ferro battuto in modesti caratteri da vecchia
Milano) che rischia di essere ignorata persino agli occhi di chi sta cercando l’ingresso
de La Scaletta! Nome di questo ristorante, che deduco provenga dai 5 o 6
gradini all’entrata?
Angelica
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