Ogni tanto è giusto nutrirsi
di uno svago più complesso rispetto a quello offerto da tv o cinema, esatto,
sto parlando del teatro. Luogo alquanto impegnativo per lo spettatore perché qui
viene “costretto” a farsi coinvolgere in modo più diretto dalla storia che sta
seguendo. Come potrebbe infatti rimanere indifferente allo sforzo e alle
ispirate performance che vengono portate avanti a pochi metri da lui, da un suo
simile e “in diretta”? Su tale effetto puntano sempre molto, e giustamente, le messe
in scena di Quelli di Grock, cooperativa teatrale fondata nel 1976, che negli
ultimi anni è diventata punto di riferimento per i milanesi che vanno a teatro.
Oggi parliamo di Amleto.
6 attori, giovani diplomati della scuola, che danno il massimo sulla scena. A
voler esser critici, siamo qui per questo (!), interpretazioni un po’ acerbe,
dietro cui la mano della regia è fin troppo visibile, ma tutt’altro che
fastidiosa: la gestione fisica del palcoscenico, come sempre con Quelli di Grock,
è dinamica e coreografica. I movimenti “astratti” e corali degli attori ben trasmettono il senso di viaggio quasi onirico
all’interno del pensiero proprio dei protagonisti dell’ Amleto.
Espediente di questa rappresentazione il continuo scambio di
costumi e ruoli. La purezza di Ofelia viene recitata da più di un’attrice, il
tormentato Amleto è interpretato da ambedue i ragazzi del cast e a turno gli artisti
indossano la corona del re di Danimarca. Ottima idea che rende più vivace la
storia, la quale, essendo conosciuta ormai anche dai sassi, non teme il
confondersi dello spettatore, a cui invece così viene offerta la possibilità di
godere di diverse interpretazioni dello stesso ruolo.
Detto questo e premettendo che Polonio, recitato sempre
dalla stessa attrice, era notevole, non capisco perché la regia abbia dedicato
al ruolo di Amleto solo performance maschili. Mi sarebbe piaciuto sentire il famoso
monologo declamato da una delle espressive fanciulle! E così resta l’annoso dilemma!
Essere o non essere … Evidentemente non era ancora il tempo di “essere” per
queste giovani ed appassionate interpreti, sarà per la prossima volta, chissà
nel ruolo di chi. Battiamo le mani.
Angelica
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